L’edificio sorge ai piedi del versante meridionale del Colle della Rocca, adagiato su un sedime pianeggiante, creato artificialmente dall’uomo per consentire un più comodo sviluppo urbano che interessò fin dall’Alto Medioevo l’intero margine meridionale del colle. Recenti indagini archeologiche hanno permesso di comprendere la costante frequentazione di questi luoghi fin dall’antichità, dal periodo del bronzo fino ai nostri giorni, senza quasi discontinuità.

Stando all’informazione tramandata dal Salomonio, sul luogo dove ora sorge la Chiesa di Santo Stefano vi era un precedente luogo di culto dedicato a San Eleazzaro (Lazzaro), profanato dalle truppe di Federico II di Svevia che ne fecero luogo di riparo militare.

Secondo altre fonti la chiesa attuale sorse in stile romanico agli inizi del Trecento sotto il patronato della famiglia Paradisi Capodivacca per insediarvi l’Ordine dei Predicatori Domenicani. Documenti risalenti al 1347, 1364 e 1371 confermano l’esistenza della chiesa intitolata a Santo Stefano e l’acquisizione di terreni intorno alla chiesa da parte dei Domenicani di Padova, verosimilmente per edificarvi il convento, primo nucleo del monastero, plausibilmente esistente dopo il 1376. Fin dalla prima metà del XV secolo iniziano ad attestarsi vari lasciti ai Domenicani di Santo Stefano per la costruzione di cappelle e monumenti sepolcrali anche di personaggi di alto rango. La visita del vescovo Barozzi nel 1489 lascia a testimonianza una descrizione particolareggiata della chiesa. L’edificio era allora composto da due sole navate, quella centrale e quella orientale: la prima coperta da un tetto a capriate a vista, la seconda voltata. Oltre all’altare maggiore la chiesa aveva altri sei altari, due nella zona absidale e quattro alle pareti laterali. I documenti d’archivio dimostrano che per tutto il Cinquecento ed il secolo successivo, nella vita della chiesa e del monastero ebbero una parte di rilievo i lasciti dei laici per la costruzione di cappelle, altari monumenti sepolcrali e opere di rinnovamento. Le cappelle citate nei documenti sono intitolate a S. Michele,  S. Maria,  S. Lorenzo, S. Domenico di Vienna, S. Bellino, S. Giovanni. Il pavimento della chiesa era occupato da numerose lapidi sepolcrali. Alla fine del secolo, dopo un periodo di decadimento, la chiesa venne restaurata e riconsacrata. Risale a quest’epoca anche la costruzione del campanile attuale. Nel 1621 la chiesa fu interessata da molti lavori di rinnovamento. Della parte originaria rimangono solamente la parte triabsidata e la parte centrale della facciata, decorata con archetti pensili. La chiesa risulta ben officiata e gli altari sono dedicati a santi diversi rispetto al secolo precedente: S. Giovanni, Beata Vergine, S.Pietro Martire, Sacro Rosario, S. Bellino, S. Lorenzo, S. Croce.

Nel Settecento inizia la progressiva decadenza di Santo Stefano come centro religioso.  Nell’anno 1772 venne soppresso il monastero che fu venduto a Giorgio Strattico, capitano delle milizie speciali della Serenissima. La chiesa continuò ad essere officiata ancora per qualche tempo dalla confraternita del SS. Rosario che aveva sostituito i Domenicani. Una visita pastorale del 1781 ci informa che la chiesa aveva bisogno della riparazione del tetto e delle vetrate e l’altare maggiore era dichiarato sospeso al culto.

Una perizia dell’ing. Guarnieri del 1809 informa che la chiesa, in gran parte in stato di abbandono e trascurata, era ormai passata al pubblico demanio.

 

Note d’archivio ci informano che nel 1846 appartiene ai cugini Trieste che, nel 1859, la vendono al Comune di Monselice, proprietario anche ai giorni nostri. Tra il 1915 e il 1930 era stato ipotizzato che l’edificio diventasse il nuovo Duomo di Monselice, ma il progetto non venne mai eseguito. Adibita a caserma per le truppe di passaggio e specialmente per quelle di cavalleria, successivamente divenne magazzino comunale, sede di ricovero degli automezzi dei Vigili Urbani e sede della Banda cittadina fino al fine del secolo scorso. L’altare dedicato a San Domenico, in marmo con intarsi e un bel ciborio, è stato collocato nella cripta del Duomo di San Giuseppe. Restano alcuni pregevoli affreschi alle pareti di buona mano come un volto di vescovo della seconda metà del 1300. Dopo un deplorevole abbandono, a partire dal 2017 la Chiesa di Santo Stefano è oggetto di un progetto di ristrutturazione e di destinazione a spazio culturale a servizio della città, con l’auspicio che venga ripristinato anche il passaggio pubblico che un tempo collegava via Santo Stefano superiore con il sagrato della chiesa.