Sorto nella prima metà del Quattrocento quale Monte di Pietà cittadino, è un edificio che ha sempre avuto una destinazione di uso pubblico. Divenne dapprima sede del Gabinetto di Lettura, poi della Biblioteca Comunale fino al 2003 e dal 2014 è sede dell’Ufficio Turistico e degli uffici del settore Cultura e Turismo. Dispone di una sala pubblica e di sale di rappresentanza per il Comune di Monselice. Il nome lo si deve alla scenografica loggia aggiunta nel XVII secolo quale accesso alla sala del piano superiore aggiunta nello stesso periodo.
Il Palazzo fu costruito nel 1453 su un’area dove probabilmente sorgeva l’antico Foro inglobando un tratto delle antiche mura cittadine. Presenta le forme tipiche dell’architettura tardogotica, con bifore trilobate. Nel Seicento venne realizzato il secondo piano servito da una scala esterna a balaustre, protetta da una loggetta d’angolo sorretta da sei colonne d’ordine ionico. Sulla facciata di tramontana del fabbricato, che ospitò fino al 1934 il Monte di Pietà, si leggeva, prima che si iniziassero i lavori di riduzione ad Ufficio Postelegrafico e a Biblioteca comunale, in una striscia di pietra, la seguente iscrizione: SACER MONS PIETATIS MDCXXV. Questa data (1625) non si riferisce all’anno di fondazione bensì a quando venne aggiunta alla ‘camera dei pegni’ una sala al primo piano del Palazzo. In questa circostanza il luogo avrebbe assunto definitivamente il nome di Santo Monte di Pietà.
Verosimilmente il pianterreno era usato come locale per affari e contrattazioni, il piano superiore offriva invece una spaziosa sala adatta a ospitare riunioni e udienze ufficiali, data anche la prossimità del Palazzo Pretorio. Durante il XVI secolo il fabbricato venne prolungato, verso la Piazza, di una stanza per ciascuno dei piani. Il nuovo locale al pianterreno dovette servire a garantire una maggiore capienza, la stanza superiore ebbe lo scopo di dare migliore assetto alla Camera dei Pegni, togliendola dal provvisorio locale sotto la Torre di piazza. Ciò, secondo Carturan, è presumibilmente avvenuto nel 1573 circa.
Per risolvere il problema dell’accesso alla Camera dei Pegni si ideò la costruzione della Loggetta trovando, a quanto sembra, l’accordo con una ditta privata, forse quella della famiglia Brusco, la quale avrebbe dovuto ricavare sotto la nuova struttura qualche locale ad uso di negozio. La Loggia sopra le botteghe, in un primo tempo, fu lasciata scoperta o fu riparata dalle intemperie in modo provvisorio. La struttura risalirebbe al 1573: nel Registro dei Mandati degli anni dal 1559 al 1576 risulta che nel 1573 furono sostenute spese varie di falegname, muratore e pittore, per la costruzione della Loza grande.
Per la tradizione l’autore del concetto artistico, che ha ispirato l’architettura della parte superiore della Loggetta, fu il celebre architetto Vincenzo Scamozzi (1552-1616). In effetti proprio nel periodo della costruzione lo Scamozzi era a Monselice per eseguire le commissioni affidategli da Francesco Duodo. Intanto la Camera dei pegni aveva preso piede e andava sempre più affermandosi la necessità di nuovi locali per poter corrispondere non solo alle maggiori esigenze burocratiche ma anche a quelle dell’ammasso e deposito dei pegni. Nel 1625 la sala al primo piano del Palazzo fu dunque aggiunta alla Camera dei pegni, dividendola in opportune stanze, modificando le finestre e mettendola in diretta comunicazione con la Camera stessa. Il luogo assunse definitivamente il nome di Santo Monte di Pietà e, in omaggio a tale evento, fu murata nella facciata di tramontana, vicino alla scaletta d’accesso alla Loggetta, l’iscrizione citata in precedenza.
All’inizio del 1742 venne presentata la richiesta di ampliare la sede del Monte, richiesta accolta dal Doge ma in misure di moderatezza. Furono chiusi gli archi del pianterreno, si aprirono delle finestre, si divise la sala in vari reparti e si riattivò la scaletta d’accesso dal pianterreno al primo piano. L’istituto occupò così tutti e due i piani che costituivano il fabbricato in quel tempo, mantenendo l’ingresso attraverso la Loggetta. Nel corso dei lavori di riduzione dell’edificio, nel 1939, a Ufficio Postelegrafico, si scoprirono all’interno alcuni stemmi di Podestà e altre autorità dipinti sui muri, risalenti a prima del 1742. Uno recitava: G.N.C.P. 1727-28-29 e si riferiva al podestà Girolamo Natale Canal.
Il Palazzo Pretorio, demolito nel 1939, subì anche nel XVIII secolo consistenti restauri. L’ultimo di essi figura effettuato nel 1779 ma non aveva potuto rispondere a tutte le esigenze. Si pensò allora di lasciare nel vecchio Palazzo Civico le carceri e altri servizi secondari, trasferendo altrove gli Uffici Municipali. Per soddisfare questa necessità si procedette sul finire del Settecento alla costruzione, secondo il Carturan “infelice”, del secondo piano del Palazzo Ogivale. Per accedere ai nuovi locali adibiti a Uffici comunali si dovette innestare nella Loggetta scamozziana una scala. La residenza municipale rimase al secondo piano del fabbricato fino al novembre 1856, poi passò in un edificio che sorgeva dove ora c’è la fontana di Botta.
I locali della Loggetta, restati liberi, ospitarono subito gli Uffici del Monte di Pietà. I due piani sottostanti erano utilizzati come magazzini per il deposito dei pegni non preziosi, mentre quelli preziosi vennero sempre custoditi nelle casseforti collocate nell’Ufficio del cassiere. La stanza a pianterreno verso la Piazza venne destinata alle pubbliche aste del Monte. Il fabbricato, in cui nel 1934 a cura del Podestà erano state riaperte le bifore del primo piano e gli archi del pianterreno, nel 1939 venne restaurato e adattato, su progetto dell’Ingegner G.B. Rizzo, a Ufficio Postelegrafico al pianterreno, a Biblioteca Comunale al primo piano, a sala della Consulta (salvo due camerette per depositi dei libri della biblioteca) nel secondo piano. La biblioteca restò alla Loggetta fino al 2003. I locali restaurati nel 2016 ospitano ora l’ufficio turistico e l’ufficio culturale. Nel secondo piano si trova una piccola sala convegni.