Superba superstite della poderosa cinta muraria medioevale, detta anche torre dell’orologio, è il fulcro del centro storico. Costruita nel 1244 quale allogamento per le milizie che controllavano l’accesso dal fiume: questo almeno fino al 1825 quando è stata distrutta la Porta Nave che l’affiancava. La parte sommitale della torre è stata aggiunta nel 1504 per far posto alla cella campanaria che ancora oggi ospita una rara campana fusa nelle Fiandre nel 1482 recante nella fusione bronzea la scritta “Martino è il mio nome; il mio suono è così sonoro da essere inteso – voglia Iddio conservarlo – dovunque”. La campana nei secoli ha servito la collettività quale richiamo per la convocazione dei Consiglio Municipale, per l’allarme incendi e per avvisare la popolazione in eventi straordinari; ultimo in ordine temporale è stato il sorvolo in elicottero dell’insigne reliquia di sant’Antonio sopra la città a protezione durante la pandemia Covid19 il 13 giugno 2020 alle ore 12:15. Un pregevole orologio meccanico ottocentesco, a quotidiana carica manuale con contrappeso, scandisce le ore di “quarto in quarto”, come ha immortalato il poeta Giorgio Caproni in una sua celebre poesia. Ai piedi della torre vi è il caposaldo di città ed è affissa la lapide che ricorda la Resistenza. La torre è l’emblema della Contrada Torre che, con i colori bianco e rosso, partecipa alla Giostra della Rocca.