
Montagnana
Comune
Via Carrarese, 14
Montagnana (PD) – 35044
Luogo di timbratura del Lasciapassare incluso nel kit “Viaggio nel tempo”:
Ufficio turistico







Cenni Storici
Montagnana deve la sua cinta muraria alla signoria dei Da Carrara, anche se la leggenda ha legato in modo indissolubile il suo nome con quello di Ezzelino III da Romano, che attaccò e distrusse la città con un grande rogo nel 1242, ma che ne avviò anche la ricostruzione, erigendo il mastio di Castel San Zeno. La costruzione proseguì a cura del Comune di Padova, che nel 1275 fece erigere i tratti di mura adiacenti alla Rocca degli Alberi e al Castello di San Zeno, tutti in mattoni e privi di camminamento. Le parti rimanenti furono elevate tra il 1342 ed il 1362, a tratti alterni di cotto e trachite dei Colli Euganei, dai signori da Carrara. Francesco il Vecchio affidò i lavori della costruzione del complesso della Rocca degli Alberi a Franceschino de’ Schici. La città decise nel 1405 la sua dedizione a Venezia, il cui dominio, con alterne vicende, perdurò fino alla caduta della Repubblica.
Itinerario Urbano
La struttura della città, straordinario esempio di centro murato, tuttora ben conservato, si percepisce già dall’esterno, con un breve giro delle fosse in senso antiorario: la cortina muraria di circa 2 chilometri, a forma rettangolare irregolare, coronata da merli di tipo guelfo ed intervallata da 24 torri semiesagonali, è circondata da un terrapieno con fossato, con due accessi originari aperti verso est in direzione di Padova e verso ovest in direzione di Legnago. La visita a piedi inizia dal lato sud-ovest delle mura, nei pressi della Porta XX Settembre, aperta nel 1885 da Camillo Boito. Si prosegue verso sinistra sul terrapieno all’esterno della cinta, fino a scendere nel vallo in corrispondenza della torre d’angolo occidentale, e, superato il fossato, a raggiungere la circonvallazione. Andando verso destra, in breve ci si trova davanti a Porta Legnago, sovrastata dal complesso carrarese della Rocca degli Alberi. Costruita tra il 1360 ed il 1362, rappresenta uno tra i più importanti e meglio conservati esempi di architettura militare medievale, costituito da un mastio alto circa 35 metri, dalla porta articolata in tre ridotti, preceduta da due rivellini, uno verso la città (oggi parzialmente interrato) e uno nel vallo. Entrati in città, si imbocca di fronte la porticata via Matteotti, l’antica via Granda, asse centrale dell’abitato, da cui una breve digressione a sinistra su via N. Sauro porta alla settecentesca Chiesa di S. Benedetto, mentre poco più avanti, sempre dalla via centrale, si imbocca a destra via dei Montagnana, per costeggiare gli archivolti della cinta in via Mure Sud verso sinistra e raggiungere il retro della quattrocentesca Chiesa di S. Francesco. Lasciate alle spalle le mura, si percorre la via che segue il fianco dell’edificio, per sbucare in piazza Vittorio Emanuele II, da dove si prende via Carrarese, in vista del possente Castel S. Zeno, con Porta Padova. Il complesso si articola in 3 parti: il mastio di Ezzelino, la porta con 2 rivellini ed il fortilizio ezzeliniano, dotato di 2 torri angolari poste in diagonale, da dove inizia la prima muraglia costruita alla metà del XIII secolo con soli mattoni. Uscendo dalla porta, si noti il Palazzo Pisani, su disegno del Palladio. Attraversato il vallo, si rientra dalla pusterla di S. Zeno, che immette in piazza Trieste, da cui in breve si raggiunge attraverso via Marconi la piazza centrale, dove si affaccia l’imponente Duomo, con importanti opere pittoriche all’ interno. Via Roma conduce a Porta Vicenza, aperta nel 1504 per collegare la città al fiume Frassine ed a Vicenza. Uscendo verso destra, si consiglia di concludere la visita costeggiando il quadrante nord-est delle mura, fino a ritornare a Castel San Zeno.
Luoghi d'interesse
Il gusto settecentesco di Palazzo Valeri, dal profilo elegante e maestoso, si ritrova in particolare nelle nove colonne in trachite con capitelli dorici, negli otto archi bugnati con mascheroni centrali e nelle sette ampie finestre del primo piano.
Le forme armoniche ben equilibrate e il chiaro lessico seicentesco di Palazzo Zanella sono impreziositi da due peculiari camini a corolla. Le mappe storiche testimoniano l’esistenza del palazzo già nel 1500, ma le sue suggestive cantine fanno presupporre un’origine medievale.
Questo palazzo ottocentesco svela gli ideali risorgimentali di Giovanni Santini, astronomo e figura di spicco dell’Università di Padova, che nel 1860 ne affidò il restauro ad Antonio Caregaro Negrin. I colori degli intonaci richiamano il tricolore, mentre i bassorilievi in facciata raffigurano Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini.
Il Palazzo, di impianto trecentesco, presenta una facciata di stile Umbro-Toscano (tetto sporgente, travature in legno ed affreschi con stemmi nobiliari nel sottogronda). Questi elementi suggeriscono che possa trattarsi della residenza di Jacopa da Leonessa, moglie del valoroso condottiero Gattamelata (n. 1370 – m. 1443). Il pregevole e imponente stemma lapideo visibile sul portale centrale è attribuibile ai nobili Pisani. Il Palazzo è di proprietà della famiglia Pomello Chinaglia, il cui illustre antenato, il Sen. Luigi Chinaglia (1841 – 1906), partecipò alla spedizione dei Mille con Garibaldi, fu Presidente della Camera e Senatore del Regno d’Italia. Un busto con lapide commemorativa è ancora oggi visibile sotto la loggia del Municipio.
Di impianto settecentesco, il palazzo fu probabilmente rinnovato alla fine dell’Ottocento, come suggeriscono i pavimenti in terrazzo veneziano. L’interno presenta vari ambienti affrescati, alcuni dei quali in stile Liberty. Qui visse Baldassarre Faccioli, luogotenente di artiglieria che prese parte alla nota spedizione dei Mille.
Destinato a diventare il centro della vita culturale e mondana della città, il palazzo fu eretto dal Comune nel 1877. Sotto la sua loggia si svolgeva il mercato coperto dei cereali. Pur colpito da un incendio nel 1966, non smise di ospitare in seguito importanti eventi culturali.
Il palazzo testimonia la storia dei Monti di Pietà, istituzione che anche a Montagnana ha prestato la sua preziosa opera fin dal 1497. Questa sede unisce due edifici contigui, appositamente acquistati nel XVI secolo. L’aspetto attuale del palazzo risale alla consistente opera di restauro del 1765.
Nel 1918 un incendio distrusse le abitazioni preesistenti, quindi, tra il 1923 e il 1927, l’architetto Forlati e l’ingegnere Berlese progettarono al loro posto la sede della Cassa di Risparmio. Gli archi, le colonne, i capitelli, le decorazioni scultoree e pittoriche ricordano i più fastosi palazzi medievali.
Palazzo Uberti è una delle più importanti residenze private costruite nel Cinquecento entro le mura. Nell’Ottocento la famiglia Foratti ne affidò il restauro all’architetto Antonio Caregaro Negrin, che ne progettò anche il giardino letterario di gusto romantico.